Alfonso Cheng, Pop homemade per riagganciarsi ai bei ricordi.

Voto: 62/100

Alfonso Cheng è un musicista campano da anni attivo nel panorama indie e underground nazionale. Ha suonato vari generi(come Nu metal/crossover con i Jano’s Head e Synth pop all’italiana con i Nubi di Osaka o i recentissimi LAMECCA) arriva al suo debutto solista con Buvari 1990, uscito per la minuscola etichetta di Pordenone Badbird Independent. L’album è nato durante il periodo d’isolamento a Buvari, paese natale di Alfonso. All’ascolto sembra essere un collage dei bei ricordi che lo legano alla sua giovinezza. Chiunque è nato in una provincia italiana riesce a cogliere tutte le dinamiche e i rapporti che caratterizzano questi luoghi. Buvari 1990 sembra quasi un tentativo di mettere nero su bianco i valori positivi che hanno segnato la crescita del musicista, l’uso smodato degli effetti sonori e delle dissolvenze danno anche l’impressione di una dimensione molto legata al ricordo restituendo un atmosfera parecchio malinconica.

Dal punto di vista sonoro siamo a metà strada tra il Jangle pop alla Go Betweens e Teenage Funclub , il pop punk trovabile in alcune linee di basso compresse-ad esempio nel brano “Le Notti” e lo Shoegaze per la voce molto artefatta. La sezione strumentale è stata realizzata in casa con strumenti anche malandati, questa scelta da un senso di ruvidezza a tutto l’ascolto.
In alcuni brani si possono sentire degli sprazzi di messaggi vocali che l’artista ha chiesto ai suoi amici mentre componeva, questo accresce la sensazione del legame alla sua terra d’origine.
Un album per certi versi “banale” -gli argomenti dei brani sono il fare la spesa, l’uscire il sabato sera e i cartoni animati che guardava da bambino- che ha il pregio però di farsi ascoltare bene e intrattenere.
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