Obliquo, l’ennesimo album sull’amore che nasconde aspetti interessanti.

VOTO: 52/100

Matteo Palazzolo, in arte Stramare, fa con “Obliquo” il suo esordio nel mondo del cantautorato italiano. L’album è stato pubblicato per la Nufabric Records. Stilisticamente parlando si colloca nella linea rappresentata da autori nati come evoluzione della prima Chill Wave italiana, ovvero Jesse The faccio, Ulisse schiavo, Francesco de Leo e Marco Giudici. Proprio quest’ultimo appare nell’album in veste di produttore e arrangiatore.
Come tutti i musicisti sopra citati anche Stramare soffre del difetto di non sapere gestire la parte strumentale. In Stramare troviamo anche una volontà espressiva della musica che va spesso a scontrarsi con la predominante natura da paroliere.

L’album è una sorta di concept su un argomento molto in voga nel nuovo Synth pop italiano, ovvero l’evoluzione di un amore che nasce durante un weekend di festa. Ogni brano rappresenta una tappa della vicenda e si conclude con il brano San Valentino, brano che forse rappresenta il proseguio di quel rapporto nel tempo successivo all”evento.
I difetti nell’arrangiamento sono lampanti nella prima metà dell’album. La parte strumentale è molto ricca ma non è mai funzionale alla vicenda raccontata dai testi. spesso addirittura si sovrappone a questi creando conflitto e una sensazione di bulimia all’ascolto.
Nella seconda metà le cose migliorano, si nota una coerenza di fondo nei brani, la sezione strumentale aleggia tra il soul e la musica Ambient con incursioni Avantgarde nelle ritmiche. Esce anche una discreta vena poetica nei testi e una certa maturità lessicale. Queste caratteristiche fanno immaginare un evoluzione psichedelica molto interessante che essendo positivi potrebbe portare a uno stile simile a Zammuto o comunque un accentuazione della psichedelia e della componente Avantgarde.

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