Rip Florence e il tedio dei giorni sempre uguali

VOTO:7,2

Cantautore che vanta ormai una carriera decennale- ma mai veri e propri album, più che altro cover e la colonna sonora per uno spettacolo- e collaborazioni prestigiose come quella per Daniel Johnston nei suoi ultimi live, il californiano Rip Florence nella sua carriera solista ha sempre pubblicato album dalle sonorità oserei trasversali figlie della cultura freak americana.

“Joy in Living: Say Cheese and die!!”, pubblicato il 29 maggio 2022 ed autoprodotto, è frutto delle sensazioni e della routine quotidiana dell’artista durante la pandemia. Un racconto grottesco, esilarante e a tratti alienato che canzone dopo canzone racconta la quotidianità nelle sue piccole vicende. All’album hanno collaborato una decina di musicisti e i più disparati strumenti tra cui il ballo tip tap, tutti questi composti e arrangiati in maniera inconsueta, l’unico scopo sembra il voler raccontare una storiella allo spettatore condendola di tinte assurde.

Nel sound di quest’album è facile sentire Syd Barrett e la sua alienazione creativa , il Lo fi pop degli storici Great Unwashed e la No wave dei Y Pants nell’uso scriteriato degli strumenti e le stonature vocali.
Il disco apre con “Yodalehehoo!”, un brano dove uno yodel cantato in maniera grottesca si unisce a melodie bucoliche e metalliche percussioni. La successiva inizia con degli archi che anticipano un classico motivo Blues, questo nel solo intermedio viene dilaniato da schitarrate Noise.
“Born Again” è un brano Hard Rock dove nella stonatura alle melodie si aggiunge un pianoforte percosso e una produzione squisitamente grezza, lo stesso approccio lo ritroviamo in “I Hope You Have a Nice day”, brano condito da fischi e particolari percussioni. In questo brano l’artista usa anche dei campionamenti che sembrano provenire da un film.
L’album si conclude con “Happy song”, un brano dove l’artista mette la registrazione di un coro classico che conclude il lavoro come dei titoli di coda.
“Joy in Living: Say Cheese and die!!” è quindi un brano consigliato per il curioso approccio alla composizione e la libertà con cui gli strumenti coinvolti sono stati trattati.

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