Scatola Nera, un carillon di ricordi

  

Copertina opera di @alberto_fiocco

VOTO:67/100

Scatola Nera è il debutto discografico dell’omonima band milanese, uscito lo scorso otto ottobre per la Costello’s Records e per Labellascheggia.
Immaginate un vecchio musicista, un uomo sull’ottantina che da oltre sessant’anni insegna, fa il turnista da studio e ha passato quasi tutta la sua vita in tour avendo l’opportunità di vivere centinaia di esperienze e conoscere la storia di centinaia di persone. Immaginate la sua casa, un appartamento cittadino dove da sempre vive (da solo, sposato, vedovo, poco importa…) e immaginatela stracolma di strumentazione, spartiti, poster, cimeli e foto ricordo. Ora immaginate di essere un bambino piccolo, andare a trovarlo colmo di curiosità nell’esplorare quel mondo estroso e colorato e affascinato da tutte le storie che quella persona ogni volta ti racconta. La descrizione appena fatta è ciò che più o meno si può provare ascoltando il lavoro concepito principalmente dalle menti di Luca Bargaglia e Giacomo Carlone.

Affiancato da un look visivo tra il modernista e il neoespressionista “Scatola Nera” è un album di cantautorato che musicalmente guarda al jazz e alla musica da camera. La musica qui suonata prende spunto dalle orchestrine dei teatri e dei programmi televisivo/radiofonici, la differenza principale sta che se in quelle occasioni la musica era un sottofondo per uno spettacolo qui lo è per un racconto di ricordi.
L’album è strutturato come uno spettacolo del Baudenville, influenza dichiarata dal gruppo, e si può suddividere in quattro episodi aperti da delle introduzioni che parlano di eventi e luoghi sovente distorti dal ricordo e dalla memoria.

Tutte le tracce melodicamente parlando girano intorno alle stesse melodie proposte sempre in salse diverse, talvolta interpretate dai fiati, altre dalle chitarre, lo strumento principale dell’album. Nel complesso crea una sorta di massa liquida nella quale l’ascoltatore è costretto ad immergersi per poter scorgere tutti i sussulti d’ispirazione presenti nell’album frutto di un certosino lavoro d’arrangiamento.
I difetti dell’album sono forse la monotonia che involontariamente crea e la voce troppo sussurrata. Mantiene un mood sonnecchioso e placido a discapito di qualsiasi tensione narrativa in grado di mantenere l’ascoltatore attento lungo tutto il lavoto. La mancanza di cambi di tono netti possono non indurre un ascoltatore distratto o neofita di queste sonorità ad andare fino in fondo o ad approfondire l’album in un secondo ascolto.
Ascoltalo qui.