Taut è un album che descrive la tragicità del tempo che scorre

Voto: 72/100

Trieste è una città che per storia e mentalità si avvicina tanto all’impero asburgico e alle sue vicende, una dialettica tra i retaggi dell’impero e l’attività delle avanguardie unite nella secessione viennese. L’album di debutto dei Taut, autoprodotto e disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 22 giugno 2022, fa vivere quest’atmosfera in musica, un esperienza di ricerca sonora legata a retaggi classici ma proiettata verso un linguaggio che vuole essere originale.

Alice Micol Moro, Valentina Soligo e Fabio Santarossa sono dei turnisti di vecchia data. Nella loro carriera hanno collaborato con tanti gruppi del panorama alternative italiano e il loro sodalizio artistico cerca di fondere mondi apparentemente distanti. I Taut hanno uno stile che cerca di unire la classica contemporanea, il cantautorato Blues e l’elettronica di matrice Dark. I riferimenti stilistici si possono trovare nel crooning di Piero Ciampi e Sergio Endrigo, negli Swans più Blues-quelli ad esempio di “The Burning World”-, la scena Neo psichedelica di band come gli Underground Youth e il chamber folk a cui fanno capo artisti come Nico. Queste influenze in seconda battuta vengono adattate all’uso dell’elettronica, dando una parvenza iniziale che ricorda il Trip Hop e il suo carattere artificiale.
Lugubri melodie che danno a tutto l’album un senso di dramma e tragicità dando al lavoro un aspetto teatrale. La linea di chitarra Blues del brano d’apertura “Le Domeniche” fa entrare subito l’ascoltatore nel clima dell’album. In “SS 13” il violino ricrea il suono della slide guitar ed è un ottimo esempio di come quest’album unisca il ricercato col popolare. I testi sono tutti intriganti, intrattengono l’ascoltatore come un voice over cinematografico. L’uso di parole strategiche sollecitano la memoria richiamando ricordi ed esperienze che creano uno stato di dolce malinconia. Apprezzabili anche le giustapposizioni delle linee vocali e le diverse modalità con cui voce principale e cori si esprimono.
L’unica nota stonata sono le ritmiche: la scelta della Beatbox appare affrettata, da un senso di incompiutezza rispetto a tutto il resto, sarebbe stato meglio affiancare parti beato a percussioni realizzate anche con materiali di fortuna, dava al tutto ancora più spessore.
“Taut” è quindi un album al contempo essenziale e particolareggiato, un discreto debutto che si spera l’inizio di una lunga avventura.

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