La genesi di questo album ha un non so che di anni 60 anche nel lavoro in fase di registrazione: realizzato in 10 giorni di registrazioni continue, ha tutta l’aria di un lavoro frutto di quelle sessioni di jam session tipiche di band come i Cream, i Led Zeppelin o i Jefferson Airplane. Nei brani inoltre sono stati usati svariati strumenti tradizionali provenienti sia dall’Europa che dal mondo. Il risulltato è un album caldo, a cavallo tra il folk, il soul e il sunshine pop di stampo 60’s, il tutto svecchiato da una produzione al passo coi tempi
Le tastiere(in particolar modo il Roland con la sua ruvidezza) e i violini sono onnipresenti e constituiscono il grosso delle variazioni melodiche durante tutto l’album. Nella sezione ritmica troviamo un basso e una batteria dalle sonorità vintage ai quali talvolta si uniscono strumenti come il mandolino, il cumbus turco e il baglamas greco, elementi che vanno a conferire quel tocco innovativo che al primo ascolto fa notare la differenza rispetto alle uscite di pari genere.
Lungo le dieci tracce che costituiscono l’album regna quindi la varietà, passado per il folk più o meno tipico di “Shot Put” al soul rock di “Treasure” con una chitarra acidissima che ben si sposa con la solennità del ritornello, il bit mood di “Familiar” in cui la batteria incalzante viene affiancata da un dolce violino e il “Sunshine Pop” di Window.
Flora è un disco che si presenta come una continua scoperta ad ogni ascolto che chiede però attenzione e mostra forse il miglior capitolo della carriera dell’artista.
HUMUS