Il nuovo album di Clov parla dell’amore

artwork di Martina Caprioli

Voto:72/100

L’amore è un’ epopea meravigliosa che ci coinvolge tutti nella bellezza e nella bruttezza. Piero Prudenzano, in arte Clov, il 25 febbraio 2022 ha pubblicato per i dischi del Minollo “Every love story is a death story” a distanza di quasi sei anni dal precedente “It’s all fun and games until someone loses an eye”.

L’artista originario pugliese si è sempre mosso in territori Noise ambient rifiutando la canonica forma canzone. In “Every love story is a death story” riprende questa formula creando canzoni partendo da un preciso mix di influenze. Nel songwriting troviamo la schiettezza dei Fugazi-aspetto che Ian McKaye ha poi rielaborato nel progetto The Evens in chiave simile a quella di Clov- il proto Post rock degli Slint, velleità folk riscontrabili nei primi Rem e nell’approccio lo-fi di Daniel Johnston-vedi l’uso della melodica nel brano “short story about love”- e voci modificare che rimandano allo shoegaze, il tutto amalgamato da un enorme quantità di noise. Aspetto importante inoltre è questo: tutte queste influenze sono reinterpretate in chiave one man band.

Queste influenze nei nove brani che lo compongono vengono usate in funzione delle atmosfere che si vogliono trasmettere. Tra le parti più signiicative dell’album possiamo citare “We have everithing/we are nothing”, qui troviamo uniti un riff kinksiano-anche l’uso del tamburello è riconducibile a quel periodo- . La voce di Clov è un tratto molto caratteristico di questo lavoro, nasale, baritonale, da un tocco di “goffaggine” che si unisce bene al gran lavoro compositivo della sezione strumentale. La successiva “Cats” è caratterizzata da una voce artefatta di reminescenze Shoegaze ed un assolo di chitarra daii riferimenti Post Rock. Il Post rock ritorna poi nell’elettronica e negli strumenti classici di “Short Story about Love” e “Short Story about Dead”.

Un album ispirato che rappresenta un interessante spaccato dell’undergroun italico cantautorale

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